Cammino di Santiago – Società per azioni – un articolo di Paco Nadal

Paco Nadal è un giornalista, scrittore, fotografo naturalistico, blogger spagnolo.  Ha 57 anni.   Tiene una rubrica di viaggi sul Pais, il più prestigiosa quotidiano spagnolo.   Ha scritto per l’editore Pais-Aguilar la prima e più completa e importante guida spagnola del Cammino Francese e della Via de la Plata.  Ha scritto recentemente sul Pais un articolo nel quale mette in grande evidenza alcune trasformazioni avvenute negli ultimi anni sul Cammino Francese.   Per chi lo vuol leggere in originale ecco il link: Nadal-El Pais   E’ un bell’articolo, ricco di spunti di riflessione, scritto da persona autorevole.  L’ho tradotto e lo metto all’attenzione dei frequentatori del sito.


Cammino di Santiago – Società per azioni
In appena una decina d’anni la più famosa delle vie jacobee è divenuta commerciale fino a limiti insospettabili. Il Cammino Francese è un gigantesco business che può morire del suo stesso successo

Ho percorso per la prima volta il Cammino di Santiago nel 1994: era ancora febbraio, pieno inverno. Ricordo ancora che mi aveva sorpreso la solitudine che avvolgeva il Cammino, la scarsezza di infrastrutture.  Km e km senza un bar dove comprarti un panino o un albergue dove riposarti.   O pianificavi più che bene la tappa o finivi per dormire sotto il portico di una chiesa.  Le poche persone che aiutavano i pellegrini lo facevano in modo disinteressato. Naturale quindi accettare di buon grado queste poche cose ricevute perché calzava proprio bene la massima jacobea “il peregrino non pretende, ringrazia”.  Da allora sono tornato sul Cammino quasi ogni anno, anzi, ai Cammini, come autore di guide pubblicate dalla casa editrice del Pais e ho sperimentato di prima persona la trasformazione del cammino a Compostela.   In quel lontano 1994 c’erano 70 albergues negli 800 km del Cammino Francese.  La scora estate ne ho contati 400.   Il caso più emblematico è Sarria dove sono presenti … 27 albergues!!!   I pellegrini comportano un flusso continuo di denaro passando davanti alla tua casa.   Chi resiste dall’approfittare di questa manna dal cielo?
Però questo mercantilismo porta il cammino a perdere la sua intima essenza.

Albergues privati
Se c’è qualcosa che ha trasformato il Cammino Francese negli ultimi anni questo è stata l’apparizione e il diffondersi degli albergues privati.  Nei paesi dove prima c’era solo l’albergue municipal o di qualche associazione di amici del cammino ora se ne contano a decine.   Nessuno ha voluto lasciar passare inutilmente la gallina delle uova d’oro che camminava davanti alla tua porta.
Chiunque in un paese aveva un casermone vecchio e in rovina attraversato dalle frecce gialle lo ha riconvertito in albergue.   O, per dire meglio in “hostel”.   Perché la maggioranza di questi nuovi albergues privati somigliano più agli ostelli di qualsiasi città europea che al tradizionale albergue per pellegrini.  Un dato: Reliegos, piccolo paese vicino a León, che nel 2010 aveva solo un semplice albergue municipal ora ne ha 6!   E neppure rientra fra i fine tappa tradizionali.

Il business è la cucina
Il grande business degli albergues privati sta nella cucina.   Se arrivi in un paese dove ci sono solo 3 albergues e nessun negozio in cui comprare il pane ti troverai prigioniero dell’alloggio perché costituisce l’unica possibilità per cenare quella notte e per fare colazione il giorno seguente.  In questo modo l’incasso medio per una persona ammonta a 23 € (10 per dormire, 10 per cenare e 3 per la colazione). Come riconoscevano senza pudore molti proprietari “mettere la cucina a disposizione dei pellegrini (come è solito trovare nei vecchi albergues) sarebbe controproducente per i miei affari: quelli cucinerebbero da soli e non mi comprerebbero il menu.
E’ vero peraltro che questo tipo di albergues privati sono di solito nuovi e offrono in genere migliori servizi rispetto a quelli pubblici.

Attività stagionali
Altra differenza è il periodo di apertura degli albergues.  Il 90% apre da marzo a novembre o dalla settimana santa alla fine di ottobre, il periodo dove c’è il maggior numero di pellegrini.   Per i privati non val la pena aprire d’inverno per 1 o 2 persone che si presentano … che se ne vadano!!
Il riscaldamento costa molto.   “Non apriamo per questo motivo” confessava un proprietario.   Un atteggiamento razionale dal punto di vista imprenditoriale ma che lascia molto a desiderare se pensiamo che questo è un cammino di pellegrinaggio.   E’ la lamentela di molti ospitaleri di strutture municipali e di volontari che prestano servizio in strutture pubbliche: “In novembre restano aperti solo gli albergues dove ci si prende a cuore i pellegrini.  Se passi qui un giorno in inverno capirai quali albergues sono interessati ai pellegrini e quali ai soldi”.

Per una freccia gialla nella tua via
“Alla fine tutto si riduce a sapere dove vanno quelle maledette frecce galle” esclama la titolare di un bar alla quale avevano ridipinto di nero le sue per attrarre i pellegrini verso altri bar.   Il tema non è nuovo: l’ho riscontrato una infinità di volte in questi anni. Ma ora che l’offerta si è moltiplicata il problema è molto più evidente.   E’ comune vedere frecce mal dipinte, ridipinte, ridipinte ancora … che indicano albergues, bar, negozi.  Sono comuni gli attriti, incluso i litigi fra i proprietari, per deviare le frecce gialle in modo da che passino dalla loro porta e non da quella giusta.  O anche per rendere più vicino il tuo locale.  L’equazione è semplice: se ce l’hai in centro del paese io lo apro due strade prima.   Poi un altro lo apre all’inizio del paese,  L’ubicazione è importante: in luoghi con diversi albergues si riempie sempre prima quello che appare per primo.  E’ logico, il pellegrino non sa se sarà libero quello più avanti e inoltre avrà i piedi stanchi e vorrà andare presto a riposarsi.

Peggio nei bar e nei ristoranti
Un pellegrino veterano, con molti cammini alle spalle, mi raccontava recentemente che gli dispiaceva vedere come trattavano i pellegrini in alcuni bar e ristoranti. “Negli albergues è più facile trovare cortesia, ma molti bar e ristoranti ora che sono arrivati al business trattano male i pellegrini.    Accade lo stesso che negli aeroporti: sanno che si tratta di clientela per così dire prigioniera e che non ritorna”.   L’esempio mi è sembrato perfetto: se ogni giorno sai che passeranno dal tuo esercizio 200, 300 o 500 persone che poi non torneranno – che li tratti bene o male o che fai quello che fai – domani ne avrai altri 200, 300 o 500 nuovi a ricominciare il ciclo … la tentazione di non stare attenti alla forma o alla sostanza del tuo servizio costituiscono una forte attrattiva.

Anche i pellegrini sono cambiati
Tutta la responsabilità di questo cambiamento non va cercata solo in chi ha una attività commerciale. Alla base del capitalismo c’è la legge della domanda e dell’offerta.  Se esiste quella offerta è perché ogni volta c’è gente che la chiede.   La enorme diffusione del pellegrinaggio a Santiago ha fatto sì che il più famoso dei Cammini, il Francese, si sia convertito in un pellegrinaggio di gente “variopinta”.  Non tutti sono disposti a dormire in un albergue con altre 60 persone che magari puzzano di piedi e di sudore e nel quale alle 4 della notte cominciano ad alzarsi i frettolosi di turno e a far rumore con i sacchetti di plastica che ti senti prudere le mani …
Per questo il vero business sono le camere doppie.  Molti privati hanno a disposizione camere con o senza bagno: molti altri hanno intenzione di andare a ridurre la zona con letti a castello per realizzare più camere doppie.  “Non ci si fa un bel guadagno ad ospitare 4 o 5 o 6 persone a 10 € l’una. Il guadagno è la doppia, che si offre a 40 €” confessava un’altra proprietaria”

Pellegrini WIFI
La mia prima guida del Cammino (1999) includeva fra le informazioni pratiche il fatto che un paese avesse o no la cabina del telefono.  Che tenerezza: sembra che sia stata scritta nel Giurassico!   Ora la prima cosa che chiede un pellegrino quando arriva all’albergue è “c’è il WIFI?”.  C’è ormai dappertutto, ad eccezione di qualche municipale o parrocchiale.  Ad esempio, c’è in tutti gli albergues della Xunta de Galicia.   E c’è anche in luoghi sperduti, dove sembra incredibile che arrivi la copertura.  La prima cosa che vedi all’entrata all’albergue è il simbolo della connessione e la parola PASSWORD.
A pensarci bene non è neppure strano più di tanto: il cammino, o almeno il modo di affrontarlo, è cambiato come è cambiata la società.  Un tempo si pensava che se volevi fare il Cammino andavi in cerca di silenzio, di solitudine, di un dialogo con te stesso.  Ora se passi davanti a un bar, a un dehor, a un albergue vedi tutti (o quasi) che stanno, soli o in gruppo, a guardare lo schermo del telefono.   Non critico questa cosa (anch’io guardo troppo spesso il mio cellulare): dico solo che questa è la realtà.
L’aspetto più negativo dell’irruzione dei cellulari – e di questo di lamentano molto gli autentici hospitaleri – è che prima i pellegrini si relazionavano negli spazi comuni, condividevano esperienze, parlavano di vesciche, di cani che abbiano, di sentieri fangosi, ecc. Ora stanno appesi a Whatsapp.

Tutto organizzato
La sensazione generale è che tutto sia troppo concordato, troppo studiato, troppo organizzato.   Si riserva con Booking, si mandano email per richiedere il letto, ci si connette a Facebook per chiedere il posto negli albergues.  E’ disponibile una offerta in Internet che ti organizza tutto il cammino: tu dici quanti giorni hai e quanto vuoi pagare: loro ti riservano gli albergues e si incaricano del trasporto delle valige tra i punti di pernottamento.  Paghi via via e sai già dal primo momenti quali tappe farai, dove dormirai, ecc.  Non hai alcun margine per l’improvvisazione.

Il pellegrino pretende o ringrazia?
Un’altra sensazione generalizzata tra gli hospitaleri veterani: il pellegrino pretende ogni volta sempre di più, come se si trovasse in un mercato libero dove c’è offerta e domanda di servizi.   Prima il pellegrino ringraziava per quello che aveva, si sistemava dove poteva, accettava le situazioni che trovava.  Oggi i pellegrini sanno che gli albergues sono lì per alloggiarli e utilizzano questa abbondanza di offerta per contrattare migliori condizioni.  E’ un cane che si morde la coda: se in un pellegrino solo vedi un cliente al quale spremere soldi non puoi aspettarti comportamenti di gratitudine come quelli che si avevano un tempo.   Se tratti il pellegrino come un biglietto da 20 €: allora il pellegrino esigerà servizi per 20 €.

Pellegrini Lonely Planet
Un altro profilo di camminante che sta contribuendo al cambio: quello del giovane nordamericano, australiano, neozelandese o centroeuropeo che viene da saccopelista a vivere un esperienza di anno sabbatico, cercando avventura e di conoscere gente.  Arrivano sempre di più giovani stranieri a fare il cammino alla stesso modo con cui farebbero un altro viaggio in sacco a pelo nel sudest asiatico.   Alla fine è un modo di visitare la Spagna mangiando, bevendo e dormendo ad appena 20 € al giorno.  Un’offerta imbattibile, che però contribuisce a sviare il senso di esperienza umana del pellegrinaggio.

Hospitaleri volontari, lo spirito del Cammino
C’è una istituzione che merita l’elogio: quella degli Hospitaleros Voluntarios.   Persone anonime che dedicano il loro tempo libero a gestire albergues a volte parrocchiali, a volte municipali o di associazioni di amici del cammino.  Fanno turni di 15 giorni e offrono una accoglienza nel più puro senso cristiano della parola.   Di solito sono albergues a donativo, dove si dà ai pellegrini colazione e cena in modo comunitario.   Certo è che sono anche luoghi molto più austeri del resto degli albergues privati: si dorme a volte in materassi a terra; molti di questi non hanno riscaldamento, alcuni non hanno l’acqua calda; però la sensazione di accoglienza e di benvenuto supplisce senza dubbio al resto delle carenze logistiche

Volontarietà non significa gratuità
Il problema in questi non numerosi luoghi che richiedono un semplice donativo è che la gente confonde la volontarietà con la gratuità.  “Quello che incassiamo dai donativi appena ci basta per la cena”, confessavano alcuni di questi hospitaleros voluntarios in uno di questi albergues.   “La gente è solita lasciare molto meno denaro di quello che pagherebbe per lo stesso servizio in un esercizio privato.  Alcuni – una minoranza – non danno di più perché davvero non ne hanno.  Ma in altre occasioni la gente viene qui sapendo che può lasciare 2 o 3 € e mangiare, fare colazione e dormire senza che nessuno gli trovi da dire per quel poco che ha lasciato.”

Alla fine … rimane qualcosa dello spirito del Cammino?
Certamente sì.   Continua ad essere una avventura personale consigliabile.   Appena la inizierai troverai persone meravigliose, hospitaleros che sentono ancora il cammino come forma di servizio agli altri e a molti altri pellegrini che vanno verso Compostela con spirito religioso, di meditazione, di ricerca personale o semplicemente umana.   Il Cammino di Santiago è sempre vivo dopo 12 secoli, ha sofferto momenti di gloria e di oblio, ha fatto ripopolare territori e ha diffuso arte e cultura e fin dalle sue origini è stato una via di commercio.  Chi l’ha detto che non sopravvivrà a questa nuova era digitale?
Esistono tanti cammini a Compostela quanto sono i camminanti.  Ognuno comincia a scrivere il suo non appena mette il piede fuori dal portone di casa,   Per questo ci saranno sempre pellegrini che affronteranno l’avventura di vita di andare a Santiago ringraziando, non pretendendo.

Paco Nadal